Più del 50 per cento dei comuni italiani è esclusa da internet super veloce (fibra ottica ad almeno 30 Mbps). I “dimenticati” dagli operatori sono concentrati al Nord, per altro: soprattutto in Piemonte, Lombardia e Veneto. È quanto risulta da rielaborazioni fatte sui nuovi dati Agcom, con dati aggiornati a novembre 2018 (gli operatori forniscono regolarmente all’Autorità i dati della propria copertura).

C’è però una buona notizia, diciamolo subito: la banda ultra larga sta crescendo di buon passo. Ora tocca il 63,6 per cento della popolazione italiana, contro il 60,6 per cento di giugno 2018. Certo è comunque un dato distante da quell'”oltre 80 per cento della popolazione” che gli operatori dichiarano e che è basato su rilevazioni più grossolane. Agcom utilizza un nuovo metodo granulare, quindi più preciso, basato sulle zone censuarie Istat, per calcolare coperti ed esclusi dalle reti fibra.

Ma se da una parte stiamo colmando il divario con il resto d’Europa, dall’altra il nostro è un passo diseguale lungo la Penisola. Perché c’è un grosso divario tra grandi centri e zone periferiche, rurali, soprattutto se queste sono al Nord e in zone montuose (meno facili da raggiungere con gli scavi per la fibra). 

Di qui il risultato: 4.850 comuni (più della metà, appunto) hanno una copertura banda ultra larga tra lo zero e l’1 per cento sulla popolazione. Ben 1054 in Piemonte, dove ne sono coperti invece 148. Le attività produttive e (soprattutto) la popolazione si concentra molto in questi ultimi, fortunati comuni. Ma ci sono distretti industriali anche in quelle altre zone  e sono quindi così a forte rischio competitivo. Senza una connessione internet adeguata si è svantaggiati nei confronti della concorrenza, infatti, perché sono più difficoltose le comunicazioni con partner, fornitori, clienti e l’utilizzo di servizi cloud che servirebbero a rendere più efficiente il business.

Non va molto meglio in Lombardia, quanto a numero di esclusi: 1036 comuni. Il Veneto arriva a 333 (ma 243 coperti). Il Trentino Alto Adige ne ha coperti solo 18 contro 275 esclusi. La Campania ne ha 296 contro 254 raggiunti. Negativo il bilancio anche del Lazio: 247 contro 131. Di contro sono fortunati, in questa classifica, la Puglia (con 161 coperti e solo 97 esclusi), la Calabria (256 contro 153), dove gli investimenti sono cominciati prima (grazie ai fondi della programmazione europea 2007-2013). Tra le regioni non meridionali che fanno bene spicca la Toscana, con 170 comuni coperti e 109 no.

Le cause del fenomeno sono note: gli operatori hanno tenuto in stallo gli investimenti per anni e solo negli ultimi cinque li hanno rilanciati (anche per via della concorrenza Tim-Fastweb da una parte e Open Fiber dall’altra); nel Centro-Nord i finanziamenti dell’UE sono arrivati solo con l’attuale programmazione europea.

Su tutto ci si mette poi la burocrazia, come denunciato a ottobre da Asstel (l’associazione degli operatori): per scavare bisogna chiedere i permessi a una grande varietà di enti, ognuno dei quali tende a interpretare la normativa a modo proprio e a volte anche a disattendere le norme pensate per semplificare gli scavi. Il rischio di ritardi è sempre in agguato quando i permessi da chiedere sono 250 mila. Tanti sono quelli – secondo stime Asstel – che serviranno per soddisfare il piano banda ultra larga nazionale e quindi dare la fibra a tutto il Paese.

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da | Dic 4, 2018 | Consulenza, News, Web | 0 commenti